Sono molte le teorie che circolano attorno al famigerato Necronomicon. Su questo libro si sono concentrate anche famose trasmissioni televisive che hanno cercato il segreto, il mistero, dietro questa opera letteraria.
Scritto da un folle arabo, Abdul Alhazred, il libro conterrebbe formule e riti grazie ai quali è possibile richiamare, dai loro mondi, orrende divinità maligne. Tali divinità maligne fanno da sfondo ai racconti di Lovecraft del Ciclo di Cthulhu.
Il primo a parlarne fu Lovecraft, che presentò una breve “storia editoriale” dell’opera.
In realtà il Necronomicon, così come il suo folle autore, non è altro che un’invenzione dello stesso Lovecraft. Il suo voleva essere uno scherzo a beneficio dei suoi amici più intimi con cui intratteneva una corrispondenza epistolare. Ma il materiale da egli lasciato in balia delle menti più fantasiose e desiderose dell’esistenza dell’occulto, non fece altro che alimentare l’alone di mistero attorno al Necronomicon. I suoi amici non soltanto stettero al gioco, ma arricchirono con false leggende l’opera. Tutto ciò avveniva all’insaputa di Lovecraft che si stupì quando William Conover, un suo corrispondente, gli inviò una rivista su cui era apparsa una falsa recensione a opera di Donald Wollheim. Leggi la recensione di Wollheim.
Lovecraft, divertito dalla recensione, decise scherzosamente di sottolineare alcune inesattezze del testo (come ad esempio che Alhazred era anteriore a Maometto), e scrisse a Conover che era curioso di leggere la traduzione di questo “Faraday”. Concluse la lettera all’amico scrivendo: «Se la leggenda del Necronomicon continua a crescere in questo modo, la gente finirà per crederci davvero, e accuserà me di falso per aver affermato di averlo inventato io!»
In tutti i modi, nelle sue ultime lettere, Lovecraft si affannò a spiegare che l’opera e il suo autore non erano mai esistiti se non nella propria mente, ma ogni suo tentativo fu inutile poiché ancora oggi il testo maledetto è considerato realmente esistente.
Gli innocenti scherzi tra appassionati di letteratura fantastica iniziarono a raggiungere fonti più autorevoli, che diedero all’opera un primo alone di realtà. Nel 1941, qualche anno dopo la morte di Lovecraft, il titolare di una libreria, Duchêsnes, inserì il Necronomicon nel proprio catalogo, dandogli un valore d’acquisto di 900 dollari. Nonostante l’enormità del prezzo, ricevette numerose richieste, e a tutti rispondeva che era già in trattative con qualche università straniera per non dover spiegare di non possedere affatto il testo.
Più tardi, Arthur Scott scrisse un articolo dal titolo “Curiose utilizzazioni della pelle umana” comparso sulla rivista “Sir!”. La fine dell’articolo recitava quanto segue:
“Per quanto mi riguarda, mi piacerebbe vedere l’opera che la tradizione vorrebbe far passare per uno dei libri più rari del mondo. Si tratta di un esemplare del famoso Necronomicon – una raccolta di formule magiche per evocare i Demoni e altre forze diaboliche – che si afferma sia stato scritto intorno al settimo secolo dal “Folle Arabo”, il Mago Abdul Alhazred. Fra i rari esemplari, tutti manoscritti, esistenti in collezioni private, è il solo le cui pagine e la rilegatura siano – si dice – in pelle umana. Per di più, la pelle utilizzata è stata prelevata da corpi di persone uccise per mezzo della Stregoneria; questo è, almeno, ciò che si racconta.”
Ecco come ebbe inizio l’inevitabile. Cominciarono a circolare moltissime notizie riguardanti l’opera. Alcuni, come Philippe Druillet annunciò di essere in possesso di alcune pagine dell’opera e successivamente Paul Willis, un corrispondente di Lovecraft, rincarò la dose scrivendo che la pubblicazione di tali pagine era stata consentita perché le parole ivi descritte erano di impossibile decifrazione per i “non iniziati” al culto oscuro.
La fitta rete di leggende ebbe il suo culmine quando, nel catalogo della biblioteca della California University, apparve una scheda che poneva il Necronomicon tra le sezioni riguardanti le Religioni Primitive e il cosiddetto “inferno”, ossia uno scaffale in cui erano collocati i testi non consultabili al pubblico.
La scheda recitava così:
BL 430 A 47 Alhazred, Abdul,
ca. x. 738 Scaffale B
NECRONOMICON (Al Azif), di Abdul Alhazred.
Tradotto dal greco da Olaus Wormius (Olao Worm)
XII, 760 p., incisioni su legno, tavole
Sm. Fol. (62 cm)
La cosa strabiliante è il ritrovamento effettivo di un “libro occulto” intitolato “L’ululato dei demoni”, scritto da Al Azif. Il testo, esaminato da esperti, risultò scritto in un dialetto curdo, parlato da pochissime persone in un villaggio dell’Irak. Nessuno l’ha ancora tradotto.
“L’ululato dei demoni” ebbe il potere di trasformare il Necronomicon da finzione a realtà. E a dare fondamento al testo, fu Colin Wilson, il quale affermò di essere venuto a conoscenza della vita segreta del padre di Lovecraft. L’uomo faceva parte di una filiazione americana della Massoneria Egizia, attraverso la quale era venuto in possesso di una copia del libro di Azif. Secondo Wilson il piccolo Lovecraft aveva ritrovato l’opera tra le carte del padre e, scioccato dalla lettura, fosse poi stato perseguitato da orrendi incubi, che lo portarono in seguito a rendere i terribili demoni del libro i protagonisti dei suoi racconti.
E se invece la lettura di Lovecraft avesse riportato in vita, richiamati dall’abisso in cui erano stati scagliati, i terribili demoni e questi avessero iniziato a perseguitare i suoi sogni?
Chi ha dunque ragione? Il testo è un falso o è reale? Io la mia risposta ce l’ho e ho intenzione di tenerla per me. Dopotutto, chi vorrebbe rovinare una leggenda per cadere poi tra le braccia di una poco confortevole realtà, così priva di emozione e magia? Lasciamo dunque che il Necronomicon viva, nelle nostre menti, come meglio vogliamo e crediamo sia giusto.
Articolo di Gina Pitarella
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